“L'importante, diceva, è abituarsi a una faccia: non la bellezza ma l'abitudine. La bellezza in fondo che cosa è, una stupida questione geometrica, solo un incastro fortunato nel campionario di bocche, nasi e orecchie disponibili. Ma se una faccia hai imparato a conoscerla, e l'hai vista quando ha sonno, quando ha il raffreddore, quando è distrutta da una giornata nera, se ti sei abituato a quella faccia, hai superato la questione della bellezza, non sei d'accordo?”
L'idea di cominciare a ragionare dal padre e dalla madre, che sono i primi di tutta la famiglia a essere citati, come una coppia sposata con un figlio e una figlia che sono fratello e sorella, non soddisfa le altre condizioni del rompicapo.
Se decentriamo, allontanandoci da questa tentazione, possiamo trovare un'altra configurazione: ci sono una sorella e un fratello, tutti e due sposati (i rispettivi coniugi non sono presenti), e ci sono anche la figlia della sorella e il figlio del fratello (o la figlia del fratello e il figlio della sorella): nel primo caso la sorella sarà sorella del fratello e madre della figlia, mentre la figlia sarà cugina del figlio e nipote del fratello, che ovviamente sarà suo zio, e così via.