Come si forma un uragano?
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L'uragano è senza dubbio il peggior fenomeno meteorologico che si possa incontrare. Non a caso l'etimologia del termine deriva dalla parola caraibica “hurican” che in indigeno sta ad indicare il dio del male.
In realtà, a seconda della zona in cui si verifica, esso assume nomi differenti, tra cui quello più comunemente usato di “ciclone”, derivato dalla parola greca “kuklos” – cioè “circolare” – diffuso a partire dalla metà del XIX secolo per identificare gli uragani dell'Oceano Indiano. Con lo stesso termine di “uragano”, si usa indicare anche venti dalla portata devastante, cioè quelli al dodicesimo posto nella scala di misurazione di “Beaufort”.
Un uragano è quindi un enorme ciclone, un vortice di bassa pressione caratterizzato da fronti temporaleschi che seguono un movimento rotatorio a spirale; un evento che dà origine alla formazione di violente precipitazioni e venti intensissimi. Il fenomeno è tipico delle latitudini tropicali – a circa 10° di distanza dall'equatore – e si manifesta in presenza degli Oceani; quando avviene in corrispondenza dell'Atlantico e del Pacifico settentrionale – a oriente della linea immaginaria del cambiamento di data – esso prende il nome di “Uragano Atlantico”; se colpisce le regioni asiatiche si usa definirlo semplicemente “tifone”.
La sua formazione avviene principalmente nelle stagioni estive o autunnali ed è dovuta all'interazione di diversi fattori concomitanti che provocano l'evaporazione di quantità d'acqua marina talmente abbondanti – evento caratteristico delle zone caldo-umide della Terra – da consentire un enorme rilascio di energia termica durante il suo processo di addensamento nell'atmosfera. E' proprio parte di questa energia a nutrire le correnti d'aria da cui scaturisce il temibile uragano. Una volta generato, prosegue il suo viaggio infernale verso altre latitudini, sospinto da venti potentissimi e senza una durata prestabilita.
Katrina, Sandy, Ida e Ketsana, sono solo alcuni dei nomi che il National Hurricane Center ha attribuito ai violentissimi uragani scagliatisi sul bacino atlantico negli ultimi decenni. La loro lista è lunghissima e in continuo aggiornamento.
In realtà, a seconda della zona in cui si verifica, esso assume nomi differenti, tra cui quello più comunemente usato di “ciclone”, derivato dalla parola greca “kuklos” – cioè “circolare” – diffuso a partire dalla metà del XIX secolo per identificare gli uragani dell'Oceano Indiano. Con lo stesso termine di “uragano”, si usa indicare anche venti dalla portata devastante, cioè quelli al dodicesimo posto nella scala di misurazione di “Beaufort”.
Un uragano è quindi un enorme ciclone, un vortice di bassa pressione caratterizzato da fronti temporaleschi che seguono un movimento rotatorio a spirale; un evento che dà origine alla formazione di violente precipitazioni e venti intensissimi. Il fenomeno è tipico delle latitudini tropicali – a circa 10° di distanza dall'equatore – e si manifesta in presenza degli Oceani; quando avviene in corrispondenza dell'Atlantico e del Pacifico settentrionale – a oriente della linea immaginaria del cambiamento di data – esso prende il nome di “Uragano Atlantico”; se colpisce le regioni asiatiche si usa definirlo semplicemente “tifone”.
Un uragano nasce in seguito all'evaporazione di notevoli quantità d'acqua marina, la cui condensazione causa il rilascio di energia. Si genera così un processo di auto amplificazione per cui l'aria, riscendendo in basso dà origine ai possenti venti che lo caratterizzano.
Katrina, Sandy, Ida e Ketsana, sono solo alcuni dei nomi che il National Hurricane Center ha attribuito ai violentissimi uragani scagliatisi sul bacino atlantico negli ultimi decenni. La loro lista è lunghissima e in continuo aggiornamento.
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