Cos'è il Califfato?
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Bandiera dello Stato Islamico Abdulmecid II è stato l'ultimo Califfo ottomano
Il titolo di califfo (dall'arabo 'khalifa' cioè “vicario, successore”) viene attribuito a coloro che, dopo la morte di Maometto – progenitore della religione dell'Islam – hanno assunto il ruolo di guida spirituale e politica della “Umma”, ovvero della comunità dei fedeli musulmani sparsi sulla Terra.
Il califfato costituisce perciò la forma di potere esercitata sul territorio dal califfo stesso, che in qualità di “Comandante di credenti” è erede politico di Maometto e, attraverso il suo mandato, rappresenta provvisoriamente il potere spirituale di Allah nel mondo.

Sebbene assente negli atti di Maometto e nel testo sacro della religione islamica, il Corano, nel 632 d.C., alla morte del profeta Maometto (che non aveva incaricato nessun successore) il primo califfato fu gestito da Abu Bakr, suo amico e suocero, che assumeva perciò il compito di guidare l'esercito e la preghiera oltre a difendere e gestire l'ordine pubblico e finanziario dei territori dell'Islam.
Mappa dell'espansione dei califfati: di Maometto - dal 622 al 632 (marrone); dei Rashidun - dal 632 al 661 (arancio) e degli Omayyade - dal 661 al 750 (giallo)
Dopo i successivi tre califfi, che amministravano il potere nell'allora capitale Medina, dal 661 al 750 circa regnò il califfato dinastico degli Omayyadi, che estese l'impero sino ai confini del Pakistan e della Spagna, spostandone la capitale a Damasco. Spodestati dal califfato degli Abbasidi, dinastia che discende da uno zio del profeta, fino al 1258 Baghdad, diventata capitale, si trasforma in un importante centro culturale.
La conquista e distruzione della città da parte delle popolazioni mongole, guidate dal condottiero Hulagu Khan, mise fine anche al califfato abbaside, una parte del quale riuscì però a sopravvivere presso il Cairo, dove intorno al 1517 viene investito del titolo di califfo il sultano ottomano Selim II.
La prima definizione scritta di califfato la si trova solo nel 1774 all'interno del “Trattato di Kucuk Kaynarca” sancito dopo la sconfitta ottomana nella guerra contro l'impero russo. Nonostante le pressioni del “Movimento Khilafat”, interessato a tutelare l'indipendenza dell'impero ottomano e sostenuto dal filosofo Mahatma Gandhi, nel 1924 l'allora Presidente e fondatore della Turchia Mustafa Kemal Ataturk, sancì l'abolizione del califfato ottomano e il trasferimento delle sue mansioni politiche alla Grande Assemblea Nazionale, l'organo esecutivo della nascente Repubblica Turca.

Il più recente rinvenimento del termine califfo si inserisce nel contesto delle crisi irachena e siriana; risale al giugno del 2014, quando un gruppo di jihadisti, autoproclamatosi Stato Islamico (ISIS), ha annunciato l'istituzione di un califfato guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, chiamato anche “califfo Ibrahim”, il cui potere si estende dalle città irachena di Mossul e Rutba, fino alle siriane Aleppo e Dayr az Zor.

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