Gli allarmi riguardanti i cambiamenti climatici sono diventati una costante nella nostra società, e uno dei principali temi di preoccupazione è lo scioglimento delle calotte di ghiaccio dell'Antartide.
Bisogna tuttavia premettere che i ghiacciai storicamente hanno sempre avuto ritiri ed estensioni periodiche, ben prima che iniziassero le problematiche di inquinamento e surriscaldamento globale, e che quindi questi fenomeni hanno una connotazione naturale. Ad esempio, negli anni compresi tra il 1942 e il 1953, i ghiacciai francesi hanno subito un significativo ritiro, seguito da un periodo di avanzamento fino al 1980, mentre il Ghiacciaio del Monte Bianco ha subito un ritiro di circa 1400 metri già a partire dalla fine del 1800.
Inoltre, anche il Ghiacciaio dell'Argentière ha receduto di 1150 già a partire dal 1870, periodo in cui la problematica del surriscaldamento globale non era presente.

In particolare, il ghiacciaio dell'Antardide Thwaites, che fluisce nella baia Pine Island, è stato oggetto di attenzione poiché il suo scioglimento potrebbe contribuire ad un aumento del livello del mare fino al 25% rispetto ai livelli attuali. Uno studio condotto dall'Università Victoria di Wellington in Nuova Zelanda e dall'Università di Birmingham nel Regno Unito, pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, ha esaminato campioni raccolti durante progetti di perforazione oceanica alla ricerca di fossili di grassi prodotti da organismi simili ai batteri chiamati archaea.

Secondo il professor Steven Koonin della New York University e ricercatore all'Hoover Institution, è necessario considerare la complessità della questione e non farsi trascinare nell'allarmismo, infatti la causa specifica del rapido ritiro del ghiacciaio Thwaites rimane sconosciuta e potrebbe essere avvenuta molto tempo fa, forse più di 70 anni o addirittura secoli fa. Pertanto, definire il ritiro attuale del ghiacciaio come un evento senza precedenti non è corretto.

Un altro studio preso in considerazione da Koonin, intitolato "Antarctic Peninsula warming..." e pubblicato dal Jet Propulsion Laboratory (CalTech), ha proposto un nuovo modello climatico che spiega l'impatto di una corrente costiera calda. Secondo questo studio, questa corrente sarebbe responsabile dello scioglimento delle piattaforme di ghiaccio lungo la costa antartica, trattenendo acqua calda alla base dei ghiacci. Tuttavia, come afferma Koonin, i modelli climatici globali attuali non sono sufficientemente dettagliati per descrivere l'oceano vicino alla costa, quindi i ricercatori hanno sviluppato un modello speciale per supportare la loro teoria. È importante tenere presente la complessità e la variabilità dei cambiamenti nella calotta glaciale antartica.

Koonin critica anche i media per aver alimentato l'allarmismo con titoli sensazionalistici. Molti articoli hanno enfatizzato il possibile scioglimento del ghiaccio antartico fino al 40% più velocemente e hanno fatto previsioni catastrofiche, come un enorme tsunami che sommergerebbe New York City e altre città, causando la morte di milioni di persone.

Riassumendo è importante riconoscere che i cambiamenti climatici sono reali, ma è importante evitare una retorica catastrofista. Infatti i ghiacciai hanno sempre avuto periodi di ritiro ed estensione periodica e conseguente ciclicità, ed è pertanto scientificamente impossibile dimostrare l'effettiva connessione fra il riscaldamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai.
Secondo alcuni studiosi, infatti, l'attuale fase di regressione di alcuni ghiacciai, sarebbe causata de un periodo caldo simile al periodo medioevale, di natura ciclica, e quindi da cause naturali.