Provvisoriamente chiamato 2019-nCoV, il nuovo coronavirus isolato in Cina all’inizio dell’epidemia è stato poi denominato ufficialmente come Sars-CoV-2, ed è con questo nome che lo European Centre for Disease Prevention and Contro (ECDC) si riferisce al virus.

L'11 febbraio 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sulla base di alcune linee guida stabilite nel 2015 per definire le malattie infettive, ha poi anche individuato il nome per la malattia che deriva dall’infezione da Sars-CoV-2, chiamata COVID-19. Come ha spiegato il direttore dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, “Dovevamo trovare un nome che non fosse di un luogo geografico, di un animale, di un individuo o di un gruppo di persone, che fosse pronunciabile e legato alla malattia. Avere un nome è importante per impedire l’uso di altri nomi che possono essere inaccurati o rappresentare uno stigma”.
Le linee guida a cui ci si riferisce vogliono che il nome di una nuova malattia infettiva debba essere composto da elementi che la descrivano in maniera generica o parzialmente specifica, uniti ad altri che aiutino a distinguerla. Da evitare invece elementi che possano ricondurre la malattia a etnie o gruppi di persone.

Dunque per quanto riguarda il nome che indica la specie del nuovo coronavirus, ovvero SARS-CoV-2, l'acronimo SARS sta per “severe acute respiratory syndrome” (che in italiano si traduce come sindrome respiratoria acuta grave), CoV perché è dovuta a un coronavirus e il numero 2 è necessario per distinguerla dal SARS-CoV responsabile delle sindromi respiratorie scoperte tra il 2002 e il 2003 in Cina.
La malattia COVID-19 invece è l'acronimo di Co (corona); Vi (virus); D (disease, ovvero malattia) e 19 (l'anno di identificazione del virus).