Sebbene sia stato dimostrato, ma anche provato un po' da tutti noi, che la pratica di contare le pecore per prendere sonno non porta al risultato sperato, è un qualcosa che non si dimentica e che è sempre sulla bocca di tutti. Quante volte, per scherzare, abbiamo detto ad un amico che fa fatica ad addormentarsi: “Prova a contare le pecore!”?

Contare le pecore per dormire è oggigiorno più un detto che un modo efficace per prendere sonno, anche se ovviamente ci sono persone che riescono a rilassarsi e a raggiungere una sorta di stand-by psicologico con dei ritmi costanti e ripetitivi, come può essere quello di un conto.

Ma come è nata quest'usanza? Si pensa che la sua origine derivi da “Ezzelino da Romano”, una delle novelle toscane del '200 presente nella raccolta “Il Novellino”.
La storia parla dell'insonnia di Ezzelino da Romano, signore della Marca Trevigiana, noto per la sua abilità politica e brutalità nella battaglie. Non riuscendo a dormire bene, pensò di affidarsi ad un cantastorie: costui aveva quindi il preciso compito di far prendere sonno ad Ezzelino cantandogli storie, canzoni e filastrocche.
Ma nonostante i vari sforzi, Ezzelino rimaneva sveglio e il cantastorie era sempre più stanco. Allora quest'ultimo gli raccontò la storia di un pastore che doveva attraversare un fiume con il suo gregge ma che possedeva solo una piccolissima barchetta in grado di sorreggere al massimo una pecora alla volta; gli chiarì quindi che il pastore si mise a caricare le pecore una alla volta, poi chiuse gli occhi, tacque e si mise a dormire. Ma Ezzelino lo svegliò subito e gli chiese di finire la storia.
Prontamente il cantastorie rispose che c'era da far passare prima tutte le pecore dal fiume e lo invitò a immaginarsi la scena nella mente.

La risposta piacque ad Ezzelino, il quale rise di gusto e chiuse gli occhi anche lui sereno.