L’origine del cognome Rossi affonda le radici in un dettaglio fisico ben preciso: il colore dei capelli o della barba. In principio era un segno distintivo, qualcosa che rendeva riconoscibile una famiglia, soprattutto in comunità dove l’aspetto contava eccome per stabilire appartenenze e provenienze. Con il tempo, questo tratto si è trasformato in un elemento trasmesso e adottato da numerose altre famiglie, arrivando a diffondersi in maniera così capillare da non indicare più una caratteristica reale, ma solo nominale.
Nel medioevo, però, avere barba o capelli rossi non era proprio una fortuna. La cultura popolare dell’epoca era intrisa di superstizione, e quella particolare tonalità era spesso collegata a credenze inquietanti, sospetti e dicerie poco lusinghiere.
Alcuni erano convinti che i rossi fossero inclini alla collera, o addirittura in combutta con forze oscure. Niente di dimostrato, ovviamente, ma le voci giravano eccome.
In certe zone d’Europa, venivano addirittura evitati o guardati con diffidenza, come se portassero sfortuna.
I primi ceppi del cognome Rossi si fanno risalire addirittura all’epoca dell’Impero Romano, periodo in cui erano frequenti i cognomen come Russus, Rubes o Rubbius. Quei nomi, oltre a essere dei veri e propri indicatori visivi, avevano anche una valenza sociale precisa. In alcuni casi, venivano usati dai soldati per distinguersi oppure venivano dati a bambini appena nati, proprio per la tinta dei capelli.
Sul piano araldico, troviamo tracce storiche importanti: una famiglia nobile di nome Rossi, documentata nel Napoletano, nasce nel Trecento grazie a Ugone Rossi.
Era un signore Normanno, con legami di sangue diretti con re Ruggiero. Un’origine di rilievo, dunque, che ha dato vita a rami diversi in varie zone d’Italia, spesso mantenendo titoli, terre e autorità locali.
Molti stemmi della famiglia Rossi presentano elementi legati al colore rosso, proprio a rimarcare questa antica connessione cromatica.
Oggi Rossi è la forma più comune del cognome, in assoluto.
È il più diffuso in Italia, con una presenza particolarmente alta nelle regioni del centro-nord. Non c’è provincia dove manchi un Rossi: un vero e proprio simbolo dell’italianità nominale.
Non mancano, ovviamente, figure di rilievo legate a questo nome. Su tutti, Paolo Rossi, l’eroe del mondiale '82, che ha fatto sognare un intero Paese. Poi c’è Valentino Rossi, leggenda vivente della MotoGP, capace di infiammare i circuiti e dominare per anni. Vasco Rossi, invece, ha preso quel cognome e lo ha trasformato in un marchio di energia, rock e parole urlate nei concerti.
E ancora: Carlo Rosselli, politico antifascista di spessore. Luigi Rossi, raffinato compositore del Seicento. Gino Rossi e Medardo Rossi, pittori capaci di raccontare l’Italia del loro tempo con pennellate forti e intense. Tiziano Rossi, poeta dalla scrittura limpida e profonda. E per chi ama il cinema, spicca il nome di Roberto Rossellini, maestro indiscusso del neorealismo italiano.
Un cognome, mille storie.