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Ambasciator non porta pena
Significa che chi porta le notizie non dovrebbe essere ritenuto responsabile dei problemi o delle sofferenze che queste possono arrecare a che le ascolta.
L'uso di questa frase è tipico come premessa qualora si riporta una notizia che si ritiene potenzialmente fastidiosa, essa trae origine dai tempi antichi in cui gli ambasciatori (detti 'legati') non deve serbare rancore verso l'imperatore che li incaricava spessi di mediazioni difficili e rischiose. Oggi l'ambasciatore gode di immunità istituzionale in tutti i paesi e questa caratteristica ha rafforzato l'uso di questo detto nel gergo comune.
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Fare una filippica
Con quest'espressione si è soliti far riferimento a un discorso accusatorio, a un'invettiva contro una persona o un qualcosa di ben specifico; molto spesso viene utilizzata con ironia.
Le vere Filippiche sono le orazioni che Demostene tenne contro Filippo II di Macedonia intorno al 340 a.C per incitare gli ateniesi al combattimento. Nel 44-43 a.C poi fu Marco Tullio Cicerone a pronunciare delle Filippiche nei confronti di Marco Antonio.
Venne scelto questo nome per mettere in risalto le somiglianze con quelle di Demostene e l'analogia dell'ascesa del dittatore Filippo e quella di Marco Antonio.
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Fare il fenomeno
Tale espressione significa mettersi in mostra, celebrare le proprie doti per vantarsi, nonché fare lo splendido.
L'origine della locuzione è greca: la parola phainòmenon vuol dire 'apparire', per questo chi fa il fenomeno è una persona che desidera apparire, farsi vedere e magari anche compiacere.
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Tagliare la corda
Tale espressione è utilizzata per indicare una partenza rapida o piuttosto una fuga.
Sinonimo di 'Darsela a gambe', la locuzione deriva dell'antico gergo marinaresco, quando in caso di una necessaria partenza improvvisa, si usava tagliare la corda che teneva la nave attraccata, anziché scioglierla dalla bitta.
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Cavallo di battaglia
Con tale espressione ci si riferisce ad una situazione o un argomento su cui si è molto preparati, forti e vincenti. Si tratta quindi del pezzo forte di una persona, attraverso il quale essa riesce a dare il meglio di sé. La frase nasce dall'antichità, quando il cavallo di battaglia era quello del re, o di colui che guidava l'esercito in guerra. Poiché il suo ruolo era particolarmente importante, anche il cavallo del condottiero doveva essere il migliore in quanto a obbedienza, forza e velocità. Era quindi ben curato e allevato, in modo tale da garantire una maggiore protezione e di conseguenza la salvezza di colui che guidava la truppa.
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Se son rose fioriranno
Questa espressione è utilizzata quando si attende un giudizio, nel caso di una situazione incerta di cui ancora non si conosce l'esito.
La locuzione è motivata dal fatto che la pianta della rosa non è facilmente distinguibile sino al momento in cui i boccioli nascono e fioriscono.
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Sbarcare il lunario
Ai giorni d'oggi con questa espressione si è soliti indicare la riscossione dello stipendio, la buona riuscita di un'impresa non proprio facile.
Il lunario è l'antico calendario su cui venivano annotate anche le fasi lunari, utili per i raccolti degli agricoltori e i commerci dei marinai e con il verbo 'sbarcare' si intendeva dire 'arrivare', cioè giungere a compimento, a completamento di un anno.
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Farci una croce sopra
Vuol dire considerare conclusa una situazione, una questione. Molto spesso con tale espressione ci si riferisce a una relazione d'amore finita della quale si vorrebbe cancellare anche il solo ricordo, in modo tale da andare avanti senza più provare dolore.Viene talvolta usata anche in merito a perdite di vario genere o insuccessi.
L'origine deriva dalla la croce cimiteriale che è poi stata ripresa dai contabili, i quali annotavano una croce nei loro libri accanto ai nomi dei debitori insolventi, consci del fatto che non avrebbero più avuto indietro le cifre spettanti.
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Non c'è trippa per gatti
Questo modo di dire indica che non vi è nulla di interessante o che non c'è maniera di ottenere qualcosa di utile.
L'origine di questa frase è da ricercarsi in un buffo episodio che ha coinvolto Ernesto Nathan alla fine del '800. Allora sindaco di Roma, Ernesto cancello dal bilancio le spese per acquistare le frattaglia per i gatti del Campidoglio che, secondo il suo pensiero, avrebbero dovuto mangiare topi.
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Vivere sulla luna
Tale espressione è comunemente utilizzata per indicare una persona distratta, lontana quindi da una situazione reale che sta vivendo. Oltre al fatto che la Luna è un luogo lontano dalla terra, e per questo viene menzionata come luogo figurato dove potrebbe mentalmente trovarsi la persona alla quale il detto è riferito, il modo di dire nasce anche dall'Orlando Furioso, poema cavalleresco di Ariosto. Secondo l'autore quello che viene perduto sulla Terra, andrebbe a risiedere sulla Luna, come ad esempio il senno di alcuni dei personaggi protagonisti della storia.
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Roba da chiodi
Con questa espressione si giudica assurda, spregevole e di pessima qualità una cosa o una situazione.
L'origine deriva dalla fabbricazione dei chiodi stessi: in passato questi venivano lavorati a mano utilizzando gli scarti di ferro; la “roba da chiodi” era quindi qualcosa privo di valore, fatto con gli avanzi.
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Versare lacrime di coccodrillo
Con questa locuzione si fa riferimento a un pentimento inutile, o disinteressato: come il coccodrillo piange dopo il pasto, pentendosi di aver fatto una sciocchezza, così può succedere di lamentarsi e piagnucolare dopo aver compiuto un'azione sbagliata, dalla quale non è possibile tornare indietro.
L'origine di questa espressione è incerta, potrebbe derivare dal mito secondo cui gli occhi del coccodrillo siano spesso soggetti alla lacrimazione, specialmente durante il pasto. In realtà si tratta di una reazione fisiologica comune a tutti gli animali e necessaria per la pulizia dell'occhio, anche se nel coccodrillo questa risulta più accentuata quando rimane a lungo fuori dall'acqua.
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Gettare la spugna
Espressione che indica l'arrendersi, il rinunciare ad un'impresa o iniziativa.
L'uso di tale frase è da ricercarsi nella vecchia usanza di lanciare la spugna nello sport del pugilato: un pugile in difficoltà e impossibilitato a comunicare il suo ritiro, ricorreva a questa azione, attualmente sostituita dal lancio dell'asciugamano, che equivale quindi all'interruzione e quindi sconfitta per K.O.
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Canto del Cigno
Si definisce così l'ultima interpretazione di un'opera da parte di un artista, solitamente la più bella e memorabile. Il termine deriva dalle usanze del Cigno, che è solito emettere un canto armonioso proprio prima di morire.
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Ne resterà uno solo
Si usa per ironizzare su una situazione difficile, con competizione fra due o più persone. Il modo di dire deriva dal noto film Higlander del 1986 (e sequel), che narra le vicende di un combattente immortale che deve combattere senza sosta per eliminare i suoi simili, fino a quando non ne resterà "uno solo".
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Non svegliare il can che dorme
Significa che è meglio non provocare o disturbare una situazione tranquilla o una persona che sembra calma. Suggerisce di evitare di provocare reazioni o conflitti indesiderati o di agitare le acque quando sono calme. Il detto "Non svegliare il can che dorme" è diventato una frase di saggezza popolare che viene utilizzata per avvertire le persone di non disturbare una situazione tranquilla o provocare qualcuno che sembra pacifico. È un modo per suggerire cautela e prudenza nella gestione delle situazioni e dei rapporti interpersonali.
L'origine precisa di questo detto non è chiara, ma ha radici antiche. Esiste una versione simile nella mitologia greca, dove c'è un detto che dice: "Non svegliare il cane dell'Ade" o "Non svegliare Cerbero". Cerbero era il cane a tre teste che custodiva l'ingresso degli Inferi nella mitologia greca. L'avvertimento di non svegliare Cerbero indicava che era meglio lasciare le cose come stavano e non provocare la sua ira.
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La via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.
Esprime il concetto che avere intenzioni positive o buone intenzioni non è sufficiente per garantire risultati positivi o comportamenti corretti. In altre parole, anche se qualcuno può avere intenzioni nobili o altruistiche, se agisce in modo sbagliato o non agisce affatto, le conseguenze possono essere negative o dannose.
Questo detto ci avverte che non basta semplicemente voler fare qualcosa di buono, ma è necessario anche agire in modo appropriato e responsabile per raggiungere gli obiettivi desiderati. Spesso viene utilizzato per criticare persone o azioni che non producono risultati positivi, nonostante abbiano avuto intenzioni benevole.
Insomma, il detto ci ricorda che le azioni contano più delle intenzioni e che bisogna essere consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni per evitare situazioni negative o indesiderate.
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Tallone d'Achille
Con tale locuzione si vuole indicare il punto debole di una persona, un difetto che nessuno conosce e che quindi si tende a nascondere poiché rappresenta un limite.
L'espressione fa riferimento all'eroe omerico Achille che, pur essendo un valoroso guerriero, aveva un punto debole, ovvero il tallone. Sua madre infatti lo rese invulnerabile ai nemici immergendolo nelle acque miracolose del Teti, dimenticandosi però di bagnare anche il tallone. La versione che racconta Virgilio nell'Eneide svela inoltre che l'astuto Paride riuscì a scoprire questo particolare e, durante la guerra di Troia, sconfisse il valoroso Achille colpendolo proprio con una freccia sul tallone.
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Avere l'argento vivo addosso
Con questa espressione si vuole descrivere il comportamento di una persona che non riesce a stare ferma, che è continuamente in movimento e che spesso crea guai.
La locuzione si utilizza generalmente nei confronti dei bambini molto esuberanti e attivi. L'argento vivo è il modo in cui gli alchimisti chiamano il metallo mercurio che, allo stato liquido risulta essere molto sfuggente, imprendibile e in natura tende a mutare a seconda delle condizioni circostanti.
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Prendere in castagna
Tale espressione si usa quando si sorprende qualcuno mentre sta compiendo un'azione non corretta.
Si tratta di un sinonimo della locuzione “cogliere in flagrante” e trae origine dal latino medievale in cui era solito dire “prendere in marrone”, dove marro, marronis significava errore. Col tempo, si è creata un po' di confusione e si è iniziata a usare “castagna”, dato che è sinonimo di “marrone”. Verbalmente l'espressione si dissocia da quella originaria, ma concettualmente le rimane fedele, indicando appunto un errore.
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