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“
E prego Dio che abbia pietà di noi
E prego di poter dimenticare
Queste cose che troppo
Discuto con me stesso e troppo spiego
Poi che non spero più di ritornare
Queste parole possano rispondere
Di ciò che è fatto e non si farà più
Verso di noi il giudizio non sia troppo severo.
”
T. S. Eliot
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“
Così io, ombra delicata e fiori
di velo ricoperti
tra marmi antichi e divorate chiome
svolgo il mio passo acceso alle veggenti
distese d'erba e anche al tuo passato.
”
Alda Merini
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“
A Zacinto
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
”
Ugo Foscolo
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“
Maledetta notte degli effimeri piaceri
quando il mio ventre concepì questa espiazione!
”
Charles Baudelaire
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“
Alla luna nuova
In principio Dio creò il cielo ..
e la terra, poi nel suo giorno
esatto mise i luminari in cielo
e al settimo giorno si riposò.
Dopo miliardi di anni l'uomo,
fatto a sua immagine e somiglianza,
senza mai riposare, con la sua
intelligenza laica,
senza timore, nel cielo sereno
d'una notte d'ottobre,
mise altri luminari uguali
a quelli che giravano
dalla creazione del mondo. Amen.
”
Salvatore Quasimodo
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“
Mare
M’affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l’onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l’acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d’argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?
”
Giovanni Pascoli
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207 click
“
Tre fiammiferi
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia
”
Jacques Prevert
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204 click
“
Rendimi i miei capelli
Rendimi i miei capelli,
non portarli con te nelle tue pene,
inebriami di baci, come statua
che abbia compiuto musiche maggiori.
O coscia del destino semiaperto,
lascia che ti ricami una chimera
sull'avambraccio
prima che la follia del tempo
divori le caviglie.
Sei nata donna
ma tu sei così oscura
come tranello in cui tema il piede
di orizzontarsi. Sei la mia dimora,
la dimora traslata dalle vigne
che fa tacere anche il pavimento.
”
Alda Merini
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203 click
“
Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa
in tutto quello che c'è di bello
Dimmi dove sei stanotte
ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso
arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo
e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano
il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.
”
Pablo Neruda
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203 click
“
La cosa più superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l'anima si getta l'avventura.
”
Alda Merini
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202 click
“
I giorni sono sempre più brevi
I giorni sono sempre più brevi
le piogge cominceranno.
La mia porta, spalancata, ti ha atteso.
Perché hai tardato tanto?
Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane.
Il vino che avevo conservato nella brocca
l'ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perché hai tardato tanto?
Ma ecco sui rami, maturi, profondi
dei frutti carichi di miele.
Stavano per cadere senza essere colti
se tu avessi tardato ancora un poco.
”
Nazim Hikmet
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190 click
“
E' ormai sparita la città
Come procede l’orologio senza fretta
con tale sicurezza che si divora gli anni:
i giorni sono piccoli e fugaci chicchi d’uva,
i mesi si stingono staccati dal tempo.
Se ne va, torna indietro il minuto, sparato
dalla più impassibile artiglieria
e all’improvviso ci resta solo un anno per andarcene,
un mese, un giorno, e giunge la morte al calendario.
Nessuno ha potuto fermare l’acqua che fugge,
non ha indugiato con l’amore o col pensiero,
ha continuato, ha continuato a correre tra il sole e gli esseri,
e ci ha ucciso la sua strofa passeggera.
Finché, infine, cadiamo nel tempo, distesi,
e ci porta via, e ormai siamo spariti, morti,
trascinati senza esistenza, fino a non essere più neppure ombra,
né polvere, né parola, e lì finisce tutto
e nella città in cui più non vivremo
sono rimasti vuoti gli abiti e l’orgoglio.
”
Pablo Neruda
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168 click
“
Maestrale
S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.
Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.
Lameggia nella chiaria
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.
O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto coi germogli fioriti
sulle tue mani, guarda:
sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
" più in là "!
”
Eugenio Montale
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155 click
“
La famiglia Punto e virgola
C’era una volta un punto
e c’era anche una virgola:
erano tanto amici,
si sposarono e furono felici.
Di notte e di giorno
andavano intorno
sempre a braccetto:
“Che coppia modello”
la gente diceva
“che vera meraviglia
la famiglia Punto-e-virgola”.
Al loro passaggio
in segno di omaggio
perfino le maiuscole
diventavano minuscole:
e se qualcuna, poi,
a inchinarsi non è lesta
la matita del maestro
le taglia la testa.
”
Gianni Rodari
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“
Settembre
Si chiudono le porte
sulle grandi estati,
si fanno più silenziose
le strade del cuore.
Tutto sembra morire
in un autunno precoce,
ma è solo un dolce riposo
della terra.
È il tempo in cui si pensa
ai viaggi impossibili
in paesi mai visti
e pure tanto amati.
E la vita pare un racconto
di sogni e di spazi
che ha il volto della speranza
e il corpo della solitudine.
Significato: In "Settembre", Merini tocca il tema del cambiamento delle stagioni come metafora per i cambiamenti interiori, unendo malinconia e speranza in un delicato equilibrio emotivo.
”
Alda Merini
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120 click
“
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
”
Eugenio Montale
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114 click
“
Il fiore perduto
La fiamma sola
del focolare blu
ci tremola la fola,
ora che quel campo laggiù
ha voluto la nonna:
oh quel campo stillato
di lacrime verdi di salici,
sonnacchioso di arcigni cipressi!
Gocciola di tanti fiori;
ha voluto anche il nostro:
– cattivo! –
Forse perché era d’argento?
Ma quanti fiori di rubino
e d’oro pensosi vivono fra le aiuole
stellate di piccole viole?
C’è sola
la fiamma che ora
ci tremola la fola,
ne le notti ingemmate
di gingilli
d’argento
fiorita di tremuli trilli
d’usignoli
ne le notti flagellate
di frustate
di vento.
”
Pablo Neruda
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110 click
“
PRIMA SERATA
Lei era assai svestita
e i grandi alberi indiscreti
buttavano sui vetri il loro fogliame
maliziosamente, vicino, vicino.
Seduta sulla mia grande sedia,
seminuda, incrociava le mani.
Sul pavimento rabbrividivano senza disagio
i suoi piedini minuti, minuti.- Io guardavo, color della cera,
un piccolo raggio fuggiasco
svolazzare sul suo sorriso
e sui suoi seni, - mosca sul rosaio.- Io baciavo le sue caviglie fini.
Lei un dolce riso brutale
che s’allungava in trilli luminosi,
un riso amabile di cristallo.
I piedini sotto la camicia
Trovarono scampo: “La fai finita!”- La prima audacia concessa,
il riso fingeva di punire!
- Sommessi palpitanti sul mio labbro,
io baciavo i suoi occhi dolcemente:- lei ritirò la sua testolina
indietro: “Oh! è meglio ancora!…
signorino, ho due parole da dirti…”- il resto io glielo gettai sul seno
con un bacio, che la fece ridere
di un riso quieto, compiacente…- Lei era assai svestita
e i grandi alberi indiscreti
buttavano sui vetri il loro fogliame
maliziosamente, vicino, vicino.
”
Arthur Rimbaud
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80 click
“
Seguace
Mio padre lavorava con un aratro a cavalli,
le spalle arcuate come una vela spiegata
tra le stegole e il solco.
I cavalli tiravano quando schioccava la lingua.
Un esperto. Predisponeva l’ala
e posizionava il vomere d’acciaio, lucente e appuntito.
La zolla erbosa si rivoltava senza rompersi.
Giunta in fondo, con un semplice strappo
di redini, la pariglia sudata girava
e rientrava nel campo. Il suo occhio
socchiuso traguardava il terreno,
calcolando con esattezza il solco.
Io arrancavo nella sua scia chiodata,
a volte cadevo sulla zolla polita;
altre volte mi portava a cavalcioni in spalla
e altalenavo al suo passo pesante.
Volevo diventare grande e arare,
chiudere un occhio, tendere il braccio.
Tutto ciò che facevo era seguire
la sua larga ombra per la fattoria.
Ero un impiccio, inciampavo, cadevo,
guaivo sempre. Ma oggi
è mio padre che continua a seguirmi
incespicando, e non se ne vuole andare.
”
Seamus Heaney
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“
Lamento
Non ci è dato di essere. Noi siamo
soltanto un fiume, aderiamo ad ogni forma:
al giorno ed alla notte, al duomo e alla caverna,
passiamo oltre, l’ansia di essere ci incalza.
Forma su forma riempiamo senza tregua,
nessuna ci diviene patria, gioia o pena,
sempre siamo in cammino, ospiti sempre,
non c’è campo né aratro per noi, né pane cresce.
E non sappiamo cosa Dio ci serbi,
gioca con noi, argilla nella mano,
muta e cedevole che non piange o ride,
mille volte impastata e mai bruciata.
Potessimo, una volta, farci pietra, durare!
Questa è la nostra eterna nostalgia,
ma un brivido perdura a raggelarci
e non c’è pace sulla nostra via.
”
Hermann Hesse
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