“Fare calcio in Italia è difficile forse perché siamo un pochino esasperati da tutto il contorno. Si parte sempre con: "Abbiamo un progetto, abbiamo un programma, facciamo questo, facciamo quell'altro", poi bastano tre partite per mandare all'aria tutti i progetti e tutti i programmi, tutte le convinzioni che quello fosse l'allenatore giusto, e questo è un po' il nostro male. Siamo molto tattici, siamo convinti tutti di capire di calcio, per cui bastano due o tre partite in cui non rendi come dovresti che salti. Alcune volte i dirigenti pur di vendere qualche abbonamento in più dicono che la loro squadra è pronta per vincere il campionato, o è pronta per entrare in Europa, per cui mettono una pressione addosso ai giocatori, all'allenatore, a tutto l'ambiente che non è positiva. Per cui alcune volte si sbaglia proprio per questo; noi non siamo per programmare, siamo nati per vincere, noi dobbiamo vincere e basta, il resto non conta. Questo non è bello, ma noi siamo figli di questo calcio; non siamo sportivi, ma siamo partecipativi e vogliamo vincere.
”Claudio Ranieri