“A differenza di tante altre bambine, io non ho mai realmente sognato di fare la ballerina. Sono nata poco prima della guerra, poi fummo sfollati a Gazzolo degli Ippoliti, provincia di Mantova, quindi a Cremona. Papà lo credevamo disperso in Russia. Io giocavo con le oche, ci si scaldava nella stalla. Non sapevo cosa fosse un giocattolo, al massimo la nonna mi cuciva bamboline di pezza. Progettavo di fare la parrucchiera, anche quando, dopo la guerra, ci trasferimmo in una casa popolare a Milano, quattro persone in due stanze. Però sapevo ballare e così allietavo tutti al dopolavoro ferroviario, dove mi portava papà. Fu un'amica dei miei che li convinse a portarmi all'esame di ammissione alla scuola di ballo della Scala. E mi presero solo per il bel faccino, perché ero nel gruppo di quelle in forse, da rivedere.
”Carla Fracci