“A Nagoya, avevamo 3 stanze per 19 persone, freddo e coperte infestate dalle pulci. Dormivamo abbracciati con una famiglia di scimmie su un albero spelato. Ma nulla è più brutto della fame. Volevo chiamare questo libro semplicemente “Fame” perché eravamo prigionieri della fame, professionisti della fame. Quando la fame ti guida diventi ossessionato dal cibo; io avrei mangiato le pietre, le immaginavo diventare pane, pesce, frutta. In quelle condizioni, mio padre ci insegnava le tabelline cantando. Ci parlava di filosofia, raccontava i libri come quelle persone-libro che tramandano le storie dopo che un dittatore li ha bruciati tutti.” Da: L'Espresso (17/11/2023)
Dacia Maraini è figlia dello scrittore e antropologo Fosco Maraini e della pittrice Topazia Alliata, trascorre l'infanzia in Giappone, dove la famiglia si trasferisce durante la Seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto, torna in Italia e si stabilisce a Roma. Maraini inizia la sua carriera letteraria negli anni '60, distinguendosi subito per il suo impegno sociale ..Continua »