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Una favola orientale racconta di un uomo cui strisciò in bocca, mentre dormiva, un serpente. Il serpente gli scivolò nello stomaco e vi si stabilì e di là impose all'uomo la sua volontà, così da privarlo della libertà. L'uomo era alla mercé del serpente: non apparteneva più a se stesso. Finché un mattino l'uomo sentì che il serpente se n'era andato e lui era di nuovo libero. Ma allora si accorse di non saper cosa fare della sua libertà: nel lungo periodo del dominio assoluto del serpente egli si era talmente abituato a sottomettere la sua propria volontà alla volontà di questo, i suoi propri desideri ai desideri di questo, i suoi propri impulsi agli impulsi di questo che aveva perso la capacità di desiderare, di tendere a qualcosa, di agire autonomamente. In luogo della libertà aveva trovato il vuoto, perché la sua nuova essenza acquistata nella cattività se ne era andata insieme col serpente, e a lui non restava che riconquistare a poco a poco il precedente contenuto umano della sua vita. L'analogia di questa favola con la condizione istituzionale del malato mentale è addirittura sorprendente, dato che sembra la parabola fantastica dell'incorporazione da parte del malato di un nemico che lo distrugge, con gli stessi atti di prevaricazione e di forza con cui l'uomo della favola è stato dominato e distrutto dal serpente.

Franco Basaglia
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Pubblicata in data 14/01/25.
E' lunga 1341 caratteri.
L'autore è Franco Basaglia: Psichiatra e neurologo
Nascita: Venezia (Veneto) il 11/03/1924data morte il 29/08/1980
Nasce in una famiglia facoltosa e si iscrive al corso universitario di medicina a Padova, dove inizia a frequentare un gruppo di antifascisti a causa dei quali trascorre qualche mese in prigione. Si laurea nel '49 e poi nel '53 – stesso anno in cui sposa la psicologa Franca Ongaro – ottiene la specializzazione in neuropsichiatria. Le .. Continua »
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