“Un giornalista che debba opinioneggiare e gigioneggiare ogni giorno, che debba maneggiare quello strumento antiveritativo che è la tv, dove tutto o quasi si equivale ed intrattiene, insomma il tipo ideale di mentecatto dei nostri giorni, può ben avere nascosto in qualche parte del suo fegato, delle sue viscere, del suo psichismo, per non scomodare la parola cuore, un gusto non spento del significato delle cose e delle persone. Capita dunque a lui, come a molti altri che magari tendono a curare di più la forma e però anche un poco a rannicchiarsi nelle buone maniere, di tirar fuori quel gusto, che non è solo estetico o teorico, ma spirituale, e il gioco di fratello embrione, di sorella libertà o della doppia moratoria è fatto. Ti ritrovi sul fronte della sacralità della vita senza nemmeno sapere bene come ci sei arrivato.
”Da: Il Foglio - 08/01/2008Giuliano Ferrara