“Non occorre interrogarsi troppo in profondità per scoprire che la socializzazione di Facebook e Twitter è per buona parte illusoria. A dispetto di un aumento di informazioni, sia in termini di numero che di frequenza, a dispetto di un allargamento del campo degli interlocutori (le nuove "amicizie"), l'intento comunicativo tradisce il mio bisogno di luce. In teoria dovrei parlare solo quando ho qualcosa da dire, in pratica dico sempre qualcosa. Mi esprimo, dichiaro, chioso, intervengo, posto, riposto, compio una serie infinita e inevitabilmente inflattiva di atti linguistici, perché questo mi provoca un'immediata sensazione di piacere.
”Mauro Covacich