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Frasi di Grazia Deledda [
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(Eugène Sue) Quel gran romanziere glorioso o infame, secondo i gusti, ma certo molto atto a commuovere l'anima poetica di un'ardente fanciulla.
”
Grazia Deledda
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“
Vi parrà un romanzo, o mia bionda e piccola lettrice, ma è una storia vera: tanto vera che io, per narrarvela, cambio i nomi delle persone e dei luoghi alle quali e nei quali accadde. Figuriamoci in Sardegna, nella mia verde e sconosciuta Sardegna, e cominciamo.
”
Grazia Deledda
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“
Potevano essere le undici quando la piccola Gabina si svegliò nel gran letto di legno della stanza di sopra, ove dormiva sempre con la sua mamma che le voleva tanto bene.
”
Grazia Deledda
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“
Una notte dello scorso/12/restai più di due ore ascoltando attentamente una donna di Orosei che mi narrava le leggende del castello di Galtellì. Il suo accento era così sincero e la sua convinzione così radicata che spesso io la fissavo con un indefinibile sussulto, chiedendomi se, per caso, queste bizzarre storie a base di soprannaturale, che corrono pei casolari del popolo, non hanno un fondamento, e qualcosa di vero.
”
Grazia Deledda
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“
Melchiorre Carta saliva la montagna, ritornando al suo ovile. Era un giovane pastore biondastro, di piccola statura; una ruga gli si disegnava fra le sopracciglia folte e nere, che spiccavano nel fosco giallore del suo volto contornato da una rada barbetta rossiccia. Anche la sopragiacca di cuoio del suo costume era giallognola, e il cavallino che egli montava era rossastro, tozzo, angoloso e pensieroso come il suo padrone.
”
Grazia Deledda
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“
Pietro Benu si fermò un momento davanti alla chiesetta del Rosario. È appena la una pensò. Forse è troppo presto per andare dai Noina. Dormiranno, forse. Quella gente è ricca e si prende tutti i comodi. Dopo un momento d'esitazione riprese la strada, dirigendosi al vicinato di Sant'Ussula, che è all'estremità di Nuoro.
”
Grazia Deledda
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“
Efix mangiava e raccontava, con parole incerte, velate di menzogna timida; ma quando ebbe gettato le briciole e il fondo del bicchiere sul pavimento, ‐ poiché la terra vuole sempre la sua piccola parte del nutrimento dell'uomo, ‐ si drizzò un po' sulla schiena e i suoi occhi si circondarono di rughe raggianti.
”
Grazia Deledda
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“
Pare ci fosse a Sassari una ricca dama, molto pia e devota, chiamata madama Galdona, la quale, venuta a morire, testò un suo possedimento ai frati di non ricordo più qual ordine.
”
Grazia Deledda
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“
È una mattina d'agosto. Sull'ampio cielo, chiuso dalle linee sottili e frastagliate delle montagne, rese turchine dalla lontananza, passano grandi nuvole cenerine, come mandre di nebbia, che svaniscono sui lembi ancora limpidi d'azzurro.
”
Grazia Deledda
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“
27 Luglio. ... A R... ‐ mia piccola città natia ‐ siamo arrivati verso le otto. Impossibile descrivere la strana impressione che provai, nel rivedere, dopo tanti anni di lontananza, le mie campagne, la mia valle, il mio cielo.
”
Grazia Deledda
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“
Questa leggenda la lessi tempo fa in un giornale letterario sardo, La terra dei nuraghes, diafanamente scritta da Pompeo Calvia, uno dei più gentili poeti sardi. È sulla chiesa di S. Pietro di Sorres, vicino a Torralba: un'antica chiesa storica, ora quasi rovinata, ritenuta, dice il Calvia, per il più antico monumento dell'arte medioevale che vanti la provincia.
”
Grazia Deledda
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“
Al finire del secolo XVII c'erano in Aggius ‐ piccolo villaggio della Gallura ‐ due ragazzi, figli di due famiglie nemiche, che, come accade sovente in Sardegna, ed anche altrove, facevano all'amore.
”
Grazia Deledda
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“
Vivevano in fondo al villaggio, uno dei più forti e pittoreschi villaggi delle montagne del Logudoro, anzi la loro casetta nera e piccina era proprio l'ultima, e guardava giù per le chine, coperte di ginestre e di lentischi a grandi macchie.
”
Grazia Deledda
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“
«E perché nascere?» «Oh bella, perché Dio vuole così!»
”
Grazia Deledda
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“
Era un sabato sera, la vigilia della festa di San Basilio, patrono del paese di Barunèi. In lontananza risonavano confusi rumori; qualche scoppio di razzo, un rullo di tamburo, grida di fanciulli; ma nella straducola in pendio, selciata di grossi ciottoli, ancora illuminata dal crepuscolo roseo, s'udiva solo la voce nasale di don Simone Decherchi.
”
Grazia Deledda
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“
«Siamo nati per soffrire come Lui; bisogna piangere e tacere...» disse con un soffio. E questo fu il suo augurio.
”
Grazia Deledda
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“
Ardo era un bambino disobbediente. Aveva nove anni e si trovava con suo padre nella Gallura, che è una regione montuosa e pittoresca, al nord della Sardegna. In Gallura vi sono villaggi ed anche città, ma la maggior parte degli abitanti vive sparpagliata nelle campagne, in case certo non di lusso e artistiche come le ville, ma comode e pittoresche, formanti microscopici villaggi chiamati, nel dialetto di quelle forti ed ardenti popolazioni: stazzos.
”
Grazia Deledda
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“
La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l'uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d'uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era sopratutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa: sì, la giornata dell'uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti. [...]Efix sentiva il rumore che le panas (donne morte di parto) facevano nel lavar i loro panni giù al fiume, battendoli con uno stinco di morto, e credeva di intraveder l'ammattadore, folletto con sette berretti entro i quali conserva un tesoro, balzar di qua e di là sotto il bosco di mandorli, inseguito dai vampiri con la coda di acciaio.Era il suo passaggio che destava lo scintillio dei rami e delle pietre sotto la luna: e agli spiriti maligni si univano quelli dei bambini non battezzati, spiriti bianchi che volavano per aria tramutandosi nelle nuvolette argentee dietro la luna: e i nani e le janas, piccole fate che durante la giornata stanno nelle loro case di roccia a tesser stoffe d'oro in telai d'oro, ballavano all'ombra delle grandi macchie di filirèa, mentre i giganti s'affacciavano fra le roccie dei monti battuti dalla luna, tenendo per la briglia gli enormi cavalli verdi che essi soltanto sanno montare, spiando se laggiù fra le distese d'euforbia malefica si nascondeva qualche drago o se il leggendario serpente cananèa, vivente fin dai tempi di Cristo, strisciava sulle sabbie intorno alla palude.Specialmente nelle notti di luna tutto questo popolo misterioso anima le colline e le valli: l'uomo non ha diritto a turbarlo con la sua presenza, come gli spiriti han rispettato lui durante il corso del sole; è dunque tempo di ritirarsi e chiuder gli occhi sotto la protezione degli angeli custodi.
”
Da: 1913, cap. I, pp. 3-5
Grazia Deledda
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Fato
Morte
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Suonò l'Ave. Margherita si fece rapidamente il segno della croce e mosse le labbra. - Angelus... Angelus... Non ricordava altro quella sera, perché ella ripeté la dolce parola almeno dieci volte. Poi le sue labbra pallide si fermarono del tutto, semiaperte, quasi ad aspirare il vento che recava, vibrando, i rintocchi dell'Ave.
”
Grazia Deledda
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“
Zio Nanneddu Fenu aveva l'ovile dalla parte di Tresnuraghes, cioè quasi due ore distante da Nuoro, in una bella tanca dove l'erba durava fresca sino al mese di giugno. Ogni due o tre giorni la moglie o la figlia, la simpatica Manzèla, si recavano a piedi, da Nuoro all'ovile di zio Nanneddu, per godersi una giornata di sole e portare delle vivande al vecchio pastore.
”
Grazia Deledda
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