Introduzione
La
dieta dissociata venne inventata nel 1911 dal dottor Hay, che in seguito
a una grave malattia, decise di provare a curarsi attraverso l'alimentazione. Tra lo stupore dei suoi colleghi, dopo
3 mesi ottenne notevoli miglioramenti. Risolto il suo problema, si dedicò a sviluppare la sua teoria e affermò che
si possono formare accumuli di sostanze nutritive nel nostro organismo. Questi accumuli sarebbero difficili da
eliminare e per questo motivo scatenerebbero problemi di salute. Secondo Hay questi accumuli erano dovuti al consumo
eccessivo di carne e farinacei, alla sovralimentazione e a una conoscenza approssimativa della chimica della
digestione.
La teoria
La dieta dissociata si basa quindi sull'analisi dei processi digestivi del nostro organismo, alla ricerca delle
differenze tra macrogruppi di alimenti. Nello specifico, Hay parte dalla considerazione che le proteine hanno
bisogno di un ambiente acido per essere digerite e quindi la presenza nell'intestino di amizi e zuccheri, riducendo
l'acidità, provocherebbe una digestione incompleta delle proteine. I carboidrati invece hanno bisogno dell'esatto
opposto per essere digeriti: un ambiente alcalino. Ne consegue che se si mischiano carboidrati e proteine, si
ottiene un ambiente troppo poco acido per digerire le seconde e troppo acido per digerire correttamente i primi.
Questo tipo di dieta già da tempo è avversata da diversi scienziati, ma a dispetto di ciò sono numerosi i dietologi,
o presunti tali, che rilanciano piani dietetici basati su questi principi.
Una prima considerazione da fare parte dalla natura stessa dei cibi. Come fa notare il professor Margen
dell'Università della California, ogni alimento è già di per sè una combinazione di altri alimenti. Ad esempio i
fagioli contengono proteine, zuccheri e fibre, e il nostro sistema digerente è perfettamente in grado di gestirne la
digestione.
A questa argomentazione fa seguito un test effettuato dall'Università di Ginevra che ha sottoposto due diversi
gruppi di obesi a due diverse diete. Una era una dieta bilanciata, l'altra una dieta dissociata. I dottori hanno
fatto in modo che entrambe le diete fornissero lo stesso numero di calorie e le stesse percentuali di carboidrati e
grassi. I risultati mostrarono che dopo sei settimane coloro che seguivano la dieta dissociata avevano perso 6,2kg
mentre coloro che seguivano una dieta bilanciata avevano perso 7,5kg in media, cioè circa un chilo e mezzo in più!
Ciò portò i ricercatori alla conclusione che non vi è una correlazione tra il tipo di dieta e il dimagrimento e alla
considerazione che, visto che i livelli di colesterolo, trigliceridi e insulina erano uguali tra i due gruppi, i
benefici per la salute non erano diversi tra i due regimi alimentari.
Posso seguire la dieta dissociata senza timori?
Certamente, ma c'è un'altra considerazione da fare. Un modello di dieta ben fatto deve coniugare l'esigenza di
perdere peso con la capacità di mantenere sazio chi fa la dieta e il gusto collegato al piacere di mangiare.
Dissociare porta a diminuire il senso di sazietà che ci danno i piatti. La dissociazione infatti, porta il nostro
organismo a digerire più rapidamente, velocizzando quello che altrimenti sarebbe un processo naturale più lento, e
quindi siamo portati ad avere fame prima di quanto non succederebbe con una dieta equilibrata.
Dissociare significa anche avere cibi meno gustosi. Da un lato questo ha un vantaggio, che è quello di non
invogliare a mangiare, ma dall'altro si perde quello che dovrebbe essere il piacere di mangiare e le relative
soddisfazioni conseguenti. In caso di situazioni psicologiche difficili, questo può condurre anche a periodi di
tristezza e, in casi rari, alla depressione.
Per concludere, la cosa migliore da fare se proprio volete dividere i cibi in gruppi è quella di suddividerli
in base alla piramide alimentare.